Don Pietro Boifava

Visitando il cimitero di Serle, ponendo particolare attenzione, sul quinto cippo a destra del viale principale, è presente questa lapide. E' una scritta ormai illeggibile, rovinata e abbandonata da tutti. All'istante, per logica, si penserebbe a ricordo di uno dei tanti nostri avi senza importanza (se fosse un personaggio famoso non la lascerebbero in queste condizioni). Se però invece si cerca di indagare, di capire cos'è scritto con quelle lettere ormai indecifrabili, si scopre un'interessante dedica:

A MIO PROZIO DON PIETRO BOIFAVA D’ANNI 86
GLORIOSO INTREPIDO DUCE DI UN VALOROSO MANIPOLO
CONTRO IL NEMICO DELLA PATRIA NEL 1848-49
GIUSTO SACERDOTE

BENEMERITO SINDACO 
IL SUO NOME PASSO’ ALLA STORIA 
MORI’ IL 16 OTTOBRE 1879 

Avete capito bene, in questo luogo dimenticato è sepolto il sacerdote Don Pietro Boifava, uno dei principali protagonisti delle "Dieci Giornate" di Brescia. Ora vi presenterò in breve la sua storia.

Don Pietro Boifava nacque a Serle il 28 luglio 1794 e fu battezzato l'1 agosto 1794. Figlio di una famiglia sufficientemente benestante, probabilmente già in giovane età, intraprese la carriera religiosa entrando in seminario. Nel 1813 è arruolato tra le file dell'esercito italiano, non come volontario, dove rimane per circa due anni. Il 23 aprile 1820 è consacrato sacerdote.

Due giorni dopo, a Natale, celebra la sua prima S.Messa nella chiesa parrocchiale di Serle. Probabilmente dal 1820 al 1826 si stabilisce nel suo paese nativo con la mansione di maestro, poi diviene curato. Dell'attività pastorale di Don Pietro, fino al 1848-49, non sono molte le notizie: restano però tracce di alcuni dissapori nei quali il curato è coinvolto e che rivelano un suo tratto estroverso e spesso insubordinato. Nel 1845, in seguito a una controversia col parroco Don Amabile Mabellini, deve rinunciare alla carica di curato

Negli anni 1848 e 1849 è attivamente impegnato nella lotta contro l'occupazione austriaca. A capo di un gruppo di volenterosi patrioti diventa una delle figure chiave delle vicende insurrezionali di quel periodo. E' ricercato come uno dei capi più pericolosi dell'insurrezione e così costretto, per ben due volte, a riparare in Svizzera.

Rientrato laboriosamente a Serle, avvalendosi di un'amnistia, il 12 agosto 1849, a Don Boifava non mancano i problemi e nemmeno le occasioni per incassare qualche schiaffo morale. Anche i suoi ideali patriottici vengono infangati: il 14 agosto 1849 un proclama imperiale impone, in occasione dell'anniversario dell'imperatore Francesco Giuseppe, che in ogni parrocchia debba aver luogo il canto del 'Te Deum' con la celebrazione di una Messa solenne alla quale devono assistere tutte le autorità. Nel 1856 viene respinta la domanda di essere riammesso nel ruolo di curato.

Nei periodi dal 1860 al 1862 e dal 1865 al 1870 ricopre la carica di sindaco e di giudice conciliatore: in un periodo subito posteriore all'unità d'Italia, i problemi non mancarono poiché si trovò a dover dotare il paese di strutture adeguate ai requisiti minimi posti dalla nuova legislazione unitaria.

Dal 1870 fino al momento della morte, si ritira nella pura e semplice attività pastorale. Secondo alcune testimonianze, negli ultimi anni di vita, decidendo di devolvere tutti i suoi averi ai poveri del paese, vive in condizioni di estrema povertà. Muore il 16 ottobre 1879 all'età di ottantacinque anni. La sua morte fa clamore, tanto che alcuni dei quotidiani locali spendono fior di elogi per esaltare le gesta e la figura di questo personaggio che tanto ha dato e tanto ha perso per amore del prossimo e della patria.