Prevenzione nella Psicopedagogia dello Sviluppo

 

La parola PREVENZIONE è molto usata nei vari settori in cui si ha a che fare con la salute ed il benessere della persona.

Spesso, quando si parla di prevenzione legata ai bambini, questa viene collegata o all'uso di "farmaci salva vita" o addirittura a modalità di "selezione" delle nascite.

Si dà invece poca attenzione e poca importanza alla PREVENZIONE a livello PSICO-EDUCATIVO

L'approccio della Psicopedagogia dello sviluppo à un'importanza decisiva alla prevenzione, ... anzi ... per la Psicopedagogia dello sviluppo la prevenzione è la sfida del futuro!

Si è soliti approcciarsi ai disturbi che si manifestano nell'infanzia, a partire da una diagnosi, ovvero dal riconoscimento di gruppi di segni (sintomi) che vengono accomunati in sindromi, di cui si conosce il decorso e l'esito. La diagnosi, per essere certa, deve essere fatta a partire da un'età in cui i sintomi possano essere ben riconoscibili ed identificabili. Spesso le azioni psico-educative vengono iniziate a partire dalla diagnosi.

Ma ... come si arriva alla condizione che poi viene etichettata nella diagnosi?

Tutti i bambini hanno uno sviluppo ben determinato da tappe fisse, acquisiscono le capacità dello sviluppo globale ad età ben specifiche, scandite dalla matrice fondamentale dello sviluppo.
Ogni bambino che poi arriva solitamente a una diagnosi di disturbo dello sviluppo o dell'apprendimento o dell'attenzione/comportamento o di autismo, e così via, già prima presentava dei ritardi e/o delle lacune nelle tappe di sviluppo e negli apprendimenti. Non è detto che tutti quelli che sono in ritardo, non recuperino, ma è chiaro che chi poi presenta seri problemi era già in ritardo! Esistono segnali di sospetto, evidenziabili già nei primissimi mesi ed anni di vita.

... quando le azioni psico-educative danno i frutti migliori?

Le neuroscienze hanno chiaramente dimostrato che più il bambino è piccolo, più il cervello è plastico, disponibile ad apprendere e a modificarsi.
Il primo anno di vita vale nove anni, in termini di sviluppo ed apprendimento, anche i successivi primi anni, seppur non così esponenzialmente preziosi, sono importanti e presentano grandi potenzialità. Più l'età avanza, di mese in mese, di anno in anno, l'intervento psico-educativo diventa più lento e complesso per due motivi:

  • una minore plasticità cerebrale, e quindi disponibilità ad apprendere;
  • la possibilità che si siano già formati "vizi patologici", modalità di adattamento al problema di base, che devono essere rimossi.
 
Prima si interviene meglio è!

Per questi motivi, 
per garantire ad ogni bambino di poter sviluppare ogni sua potenzialità,
è importante agire il prima possibile,
a partire dai sospetti, senza aspettare una diagnosi.

Nell'approccio della Psicopedagogia dello sviluppo alla PREVENZIONE si consiglia che i bambini vengano attentamente valutati, specialmente nei periodi cruciali per lo sviluppo e gli apprendimenti. Qualora il bambino presenti qualche segnale di sospetto, si interviene nella speranza di non arrivare alla diagnosi.
E' consigliabile una VALUTAZIONE alle età seguenti:

  • secondo-terzo mese di vita (entro il compimento del terzo mese), nel periodo di massimo apprendimento, in cui parte il volano dello sviluppo;
  • tra i 18 ed i 24 mesi, periodo in cui il linguaggio si prepara per esplodere, sono già state fatte (se le si è fatte) le più pesanti vaccinazioni pediatriche e/o patologie infettive;
  • inizio dell'ultimo anno di scuola dell'infanzia, in cui dovrebbero essere consolidati i prerequisiti agli apprendimenti scolastici.
 
Qualora il professionista identifica non tanto un problema, ma un "sospetto", propone un adeguato percorso psico-educativ

Un'attenta valutazione è ancor-più raccomandata ai bambini appartenenti alle seguenti categorie a rischio:

  • prematurità;
  • dismaturità (basso peso alla nascita);
  • parti gemellari;
  • parti distocici (taglio cesareo, ventosa, forcipe);
  • crisi convulsive neonatali;
  • indice di Apgar <3 al primo minuto, <7 al quinto minuto;
  • parti da madri diabetiche;
  • parti da madri con gestosi;
  • ittero neonatale grave;
  • crisi ipocalcemiche o ipoglicemiche con segni neurologici;
  • parti con liquido amniotico molto tinto o melmoso;
  • neonati con infezioni in atto.
 
 
Esistono segnali comportamentali, osservabili dai genitori, che indicano il bisogno di porre un'attenzione particolare

Nei primissimi mesi di vita:

  • difficoltà nella suzione;
  • tensione e pianto durante il cambio del pannolino;
  • pianto disperato durante il bagnetto;
  • strabismo accentuato e progressivo;
  • scarsa attenzione agli stimoli affettivi;
  • scarsa iniziativa psicomotoria (mangia e dorme)
  • crisi epilettiche, convulsioni;
  • non dorme, di notte è fastidioso, irritato;
  • rigidità agli arti;
  • tiene sempre il capo da un lato;
  • tosse e vomito frequenti e non motivati;
  • ... non è un bambino sereno.

 

Tra i 18 e i 24 mesi:

  • non cammina ancora;
  • non dice nessuna parola con significato;
  • non presta attenzione;
  • sempre o a volte non si gira quando lo si chiama;
  • non sta mai fermo.

 

Nell'ultimo anno di scuola dell'infanzia:

  • fatica a stare attento a una storia, a partecipare a un discorso;
  • fatica a tenere in mano il pennarello e a colorare;
  • non ha un linguaggiou chiaro e sciolto;
  • è motoriamente scoordinato;
  • presenta problemi comportamentali.
     
 
​Logicamente, laddove è presente una diagnosi fin dalla nascita, come una sindrome genetica (es. sindrome di Down) o sordità gia accertata, è utile iniziare il percorso psico-educativo fin dalle prime settimane di vita, quando il bambino esce dall'ospedale.