Breve intervista a Letizia Di Pietro, riguardo la Pedagogia Drezancic

Per approfondire' in cosa consiste la Pedagogia Drezancic, si riporta di seguito una breve intervista a Letizia Di Pietro, tratta dal Bilancio Sociale dell'associazione "Gioco Parlo Leggo Scrivo".
La dottoressa Letizia Di Pietro è logopedista, diretta allieva di Zora Drezancic.

LETIZIA POTRESTI RACCONTARE COME È NATA LA PEDAGOGIA DREŽANČIĆ?

All’inizio degli anni ’60, a Zagabria, la Dr. Sci. Zora Drežančić (Cilipi 1922 - Zagabria 2008) cominciava a porre le basi di quello che sarebbe diventato il “Metodo creativo, stimolativo e riabilitativo della comunicazione orale e scritta con le strutture musicali”, attraverso studi approfonditi sulle problematiche legate all’apprendimento del linguaggio verbale nei soggetti sordi e sperimentazioni dirette con i bambini. Dal 1980 il Metodo veniva diffuso in Italia attraverso la libera docenza della stessa Professoressa che, con generosità e dedizione, ha aiutato centinaia di bambini audiolesi e ha formato operatori disposti a sperimentare i benefici della stimolazione con la voce cantata e i ritmi musicali. Anche se la Pedagogia è stata creata per i soggetti audiolesi, molti bambini con difficoltà nello sviluppo del linguaggio legate ad altre patologie ne hanno tratto vantaggio.

COM’È STRUTTURATA LA PEDAGOGIA?

La Pedagogia Drežančić è strutturata in Quattro Programmi che tengono conto di tutte le caratteristiche del linguaggio parlato e dell’età dei soggetti a cui sono proposte le stimolazioni. L’uso della voce cantata e dei ritmi musicali è ritenuto fondamentale; altrettanto importante è accompagnare le stimolazioni vocali con movimenti che ne illustrino la durata e la qualità. In una prima fase è prevista una stimolazione, attraverso l’attivazione delle vie neurali, delle diverse funzioni psichiche e dei primi processi mentali. Il bambino viene sensibilizzato all’ascolto, viene accompagnato alla produzione delle prime imitazioni vocali, viene aiutato a compiere i primi processi di associazione dei suoni di linguaggio con un giocattolo (“Gioco fonico”) appositamente scelto. Vengono quindi sollecitati i processi di evocazione e viene curato il riconoscimento uditivo degli stimoli vocali. Durante questa prima tappa pedagogica - prevista per bambini da 6 mesi a 3 anni di età - il bambino pronuncia le prime parole con significato e scopre il potenziale semantico delle parole.

COME CONTINUA IL PERCORSO RIABILITATIVO?

In seguito (dai 3 ai 6 anni) il lavoro viene finalizzato a fare emergere la creatività del bambino nel linguaggio spontaneo e si pone particolare attenzione alla corretta produzione e memorizzazione di tutti i suoni di linguaggio, al fine di creare una base sicura sulla quale poggiare i futuri apprendimenti. Si stimola la produzione delle parole, la strutturazione delle frasi, l’apprendimento degli aspetti morfologici nella forma orale, la comprensione. Il bambino viene sollecitato al dialogo. Le forme ritmiche musicali vengono illustrate con grandi movimenti, piccoli movimenti e movimenti neutri, che accompagnano la voce cantata, modulata ed articolata.

IL BAMBINO VIENE “ACCOMPAGNATO” A SCUOLA?

Con l’ingresso nella Scuola Primaria, al quale il bambino viene gradualmente preparato, aumentano gli apprendimenti. Il linguaggio si arricchisce ed è indispensabile continuare a tenere sotto controllo il livello fonetico e mantenere un buon livello di produzione verbale. Il bambino viene accompagnato a compiere il passaggio dalla forma orale alla forma scritta. Viene proposta la lettura delle note musicali. L’apprendimento della grammatica si realizza nella forma orale. Avviene in questo periodo un approccio alla letteratura e ad una lingua straniera. Quando i ragazzi crescono (dai 14 ai 18 anni) è previsto un aiuto per un percorso di autonomia e di consapevolezza che possa mantenere una buona qualità della pronuncia. Vengono proposti procedimenti per la correzione e per la sonorizzazione della voce durante il periodo della muta vocale.

QUALI I VANTAGGI DI UN INTERVENTO PRECOCE?

La Pedagogia ritiene auspicabile una stimolazione precoce (già dai primi mesi di vita), nel rispetto delle naturali tappe di sviluppo del linguaggio. Perché la scelta di intervenire su bambini dell’età del nido? È molto importante che il cervello del bambino audioleso non resti a lungo senza stimolazioni sonore. “Come il bambino udente, anche il bambino sordo ha una produzione vocale spontanea: affinché il bambino sordo non interrompa questo processo si interviene con un’azione di rinforzo che consiste in una stimolazione globale con la voce cantata”1. Quanto affermato è importante anche nella stimolazione di bambini che presentano difficoltà diverse dalla sordità. La stimolazione precoce consente di favorire l’attivazione delle vie neurali, accompagnando e sostenendo i naturali processi di maturazione cerebrale. È utile però sottolineare che le stimolazioni della Pedagogia possono avere un effetto benefico anche su bambini che hanno iniziato il percorso riabilitativo molto tardi o che non hanno tratto vantaggi da altre proposte. Abbiamo potuto osservare significativi cambiamenti anche su ragazzi al di sopra dei 14 anni: la voce cantata crea un’attivazione alla risposta spesso imprevedibile, probabilmente anche per il potenziale affettivo e comunicativo che racchiude in sé.

PERCHÉ NELLA PEDAGOGIA VIENE DATO TANTO RISALTO ALLA VOCE CANTATA?

Nella pratica riabilitativa solitamente si stimolano i bambini con la VOCE PARLATA o con enfatizzazioni della voce che si avvicinano ad una forma di modello vocale che, nella Pedagogia Drežančić, viene chiamata VOCE MODULATA o SLANCIO DI VOCALE. Questa Pedagogia - a differenza delle altre - prevede un’altra tipologia di modelli: quelli dati con la VOCE CANTATA. Non si tratta di stimolazioni cantate in modo estemporaneo né del semplice utilizzo di canzoncine normalmente proposte ai bambini ma di stimoli ben programmati allo scopo di provocare risposte vocali corrette da parte del bambino. Bisogna mettere il bambino in grado di rispondere alle stimolazioni che gli diamo per evitare l’insuccesso che genera chiusura e molto spesso opposizione. Di fronte ad un compito superiore alle sue possibilità o in genere di fronte ad un compito nuovo percepito come troppo difficile, il bambino potrebbe chiudersi in sé mettendo in atto strategie di difesa che si sclerotizzano rendendo impossibile un buon andamento del percorso riabilitativo. Scegliere un MODELLO STIMOLANTE che il bambino possa accettare in modo sereno, proporlo con un fare emotivo ed affettivo in grado di catturarlo e di farlo sentire coinvolto nel gioco, è la base del lavoro che ci è chiesto di svolgere. Il nostro sguardo e la nostra voce devono catturare lo sguardo e l’ascolto, devono “avvolgere” il bambino, coinvolgendolo in una danza a due… Si cantano - allo scopo di aiutare il bambino a “passare progressivamente da una conquista a quella successiva”2 - le VOCALI SINGOLE e IN OPPOSIZIONE e le MELODIE POPOLARI studiate dalla Dr. Sci. Zora Drežančić per ogni suono di linguaggio. La stimolazione con la voce cantata avviene nel rispetto dei parametri legati al ritmo, all’altezza, all’intensità, alla durata. «Quando un soggetto è sordo bisogna rispettare una durata più lunga della stimolazione data con la voce; affinché l’altezza di un suono venga percepita in modo corretto è necessario che abbia una durata minima di circa 10 ms (millesimo di secondo). Se la durata di emissione è troppo breve l’orecchio percepisce un ‘click’ qualunque sia la sua frequenza. (...) La durata dei modelli: con la voce cantata può essere lunga; con la voce modulata meno lunga; con la voce parlata (articolata) è relativamente breve (normale). La Pedagogia Drežančić propone quindi modelli cantati con durate lunghe...»3. Le Melodie Popolari, scelte da Zora Drežančić come modelli stimolanti, possono essere più facilmente percepite da un bambino audioleso non solo perché si tratta di stimolazioni con la voce cantata e quindi con durata lunga ma anche perché esse vengono proposte alle basse frequenze: queste sono più facilmente percepite (previa corretta protesizzazione) dai bambini audiolesi. La Pedagogia utilizza «i modelli cantati sulle frequenze dai 220-256 Hz ai 440 Hz con la certezza che i bambini, nell’estensione di queste frequenze basse per l’udito (normale per il canto dei bambini), arrivavano ad impegnare le corde vocali nella forma naturale, rendendo possibile il processo di discriminazione»4. Con la voce cantata possiamo quindi provocare l’emissione naturale della voce del bambino. «Sonorizzare la voce è un compito molto importante. Con la voce sonorizzata possiamo avere l’articolazione sonorizzata, altrimenti la parola dei sordi resterà poco intellegibile, poco chiara»5. Questa stimolazione ricca e abbondante viene data al bambino anche dai genitori che sono chiamati ad essere parte attiva del percorso riabilitativo.

LA FAMIGLIA QUINDI È CHIAMATA IN GIOCO?

Sì. È particolarmente importante, in tutto il percorso riabilitativo, la collaborazione tra famiglia, scuola e logopedia. La stimolazione attraverso la Pedagogia Drežančić si basa sulla consapevolezza che la riabilitazione non è un “lavoro” che si impone al bambino, ma un processo educativo che richiede forte adesione e carica motivazionale di tutti i partecipanti e soprattutto del bambino6

QUALE IL TUO PERCORSO PROFESSIONALE?

La mia attività professionale è iniziata a Siracusa nel 1983. Nel maggio del 1984 ho incontrato per la prima volta la Dr. Sci. Zora Drežančić e sono rimasta affascinata dal suo lavoro con i bambini sordi. In quel periodo aiutavo quattro bambini sordi di dieci anni. Avevano sviluppato un linguaggio poco comprensibile e avevano bisogno di un importante lavoro di correzione e di stimolazione. Il mio desiderio di aiutarli, unito al fascino per la Pedagogia, mi hanno spinto a fare i primi passi per lo studio e l’applicazione della stessa. Non potevo immaginare dove questi primi passi mi avrebbero condotta: soprattutto non potevo prevedere le possibilità di riflessione sulla mia attività riabilitativa che ne sarebbero scaturite… Questo mi fa ritenere - oggi - non tanto importante scrivere su un curriculum quante attività ho svolto e quali, ma cosa ho maturato in questi anni di lavoro… La mia crescente passione è stata arricchita dall’arrivo di altri bambini di solo uno o due anni di età. Alcuni di loro oggi hanno già conseguito la laurea. L’affetto reciproco non si è mai spento. Quando mi venivano affidati bambini che presentavano difficoltà di linguaggio non legate alla sordità, avevo modo di costatare anche su di loro gli effetti benefici derivati dall’applicazione della Pedagogia. Nel 1997 la mia attività professionale è continuata a Roma (in collaborazione con l'Associazione "Pedagogia Drežančić ARMEL due”) e a Prato (in collaborazione con l'Associazione "Gioco Parlo Leggo Scrivo"). Oltre al lavoro con i bambini ho cominciato ad occuparmi della formazione di logopediste, insegnanti (Nido, Scuola dell’Infanzia, Scuola Primaria e Secondaria di primo grado) e genitori, con il desiderio di favorire la diffusione della Pedagogia. Nell’Anno Accademico 2000/2001 ho iniziato una collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” per l’insegnamento della Pedagogia Drežančić alle allieve del Corso di Laurea di primo Livello in Logopedia. Nell'Anno Accademico 2001/2002 ho conseguito la conversione del mio titolo di Studi in Laurea di Primo Livello in Logopedia, con una tesi su: “Abilità, disabilità e riabilitazione: problematiche etiche”. Le realtà di bisogno che incontro quotidianamente sono tante; molte famiglie desiderano aiutare i propri bambini con gli stimoli previsti dalla Pedagogia: famiglie speciali, disposte a fare tanti chilometri pur di aiutare i loro piccoli.

CONCLUDI CON UN DESIDERIO…

Il mio più grande desiderio è poter trasmettere la passione per la Pedagogia ad altri/e logopedisti/e perché nessun bambino in futuro debba rimanere senza l’aiuto di cui ha bisogno. 

1 ZORA DREŽANČIĆ, Il metodo creativo, stimolativo, riabilitativo della comunicazione orale e scritta con le strutture musicali - Urbino: Ed. Quattro Venti, 1988:40 
2 M. Zanobini, M.C. Usai - Psicologia dell’handicap e della riabilitazione, Ed. Franco Angeli
3 ZORA DREŽANČIĆ, Il metodo creativo, stimolativo, riabilitativo della comunicazione orale e scritta con le strutture musicali - Urbino: Ed. Quattro Venti, 1988:22-24
4Ibi: 22
5ibi: 24-25
6 M. Zanobini, M.C. Usai - Psicologia dell’handicap e della riabilitazione, Ed. Franco Angeli.